Dimissioni Renzi e crisi governo, consultazioni al via
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è salito al Quirinale e ha presentato le sue dimissioni. Il colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è durato circa 30 minuti.
“Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto al palazzo del Quirinale il presidente del Consiglio dei ministri, dottor Matteo Renzi, il quale, essendosi concluso l’iter parlamentare di esame e di approvazione della legge di bilancio, ha rassegnato le dimissioni del governo da lui presieduto. Il presidente della Repubblica si è riservato di decidere e ha invitato il governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti” ha annunciato il segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, al termine dell’incontro tra Renzi e Mattarella.
Le consultazioni prenderanno il via domani alle 18 – ha reso noto il Quirinale – per andare avanti per tutta la giornata di venerdì e fino a sabato alle 17.
Le consultazioni inizieranno con i presidenti delle Camere e quindi il presidente emerito, Giorgio Napolitano. Questo il calendario diffuso dal Quirinale: alle 18 il presidente del Senato della Repubblica, Pietro Grasso; alle 18,30 la presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini; alle 190 il presidente Emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano.
DIREZIONE PD – Il premier è salito al Colle dopo la Direzione del Pd del pomeriggio che ha preso il via con un lungo applauso al segretario.
“Col sorriso più largo e chiaro salgo al Colle per rassegnare le mie dimissioni” ha detto Renzi. Dopo aver incassato la fiducia sulla manovra al Senato, è stato lo stesso premier ad anticipare l’appuntamento delle 19 al Quirinale.
Giusto il tempo di parlarne, in una riunione lampo, alla Direzione del Pd per formalizzare la proposta del governo di ‘responsabilità’ già anticipato ieri. In 19 minuti (e in una enews pubblicata poco prima di entrare al Nazareno) il premier dimissionario ha tracciato la sua via: “La responsabilità deve esserci per tutti, non solo del Pd“. Renzi ha sottolineato: “Non sono io a decidere ma devono essere i partiti, tutti i partiti, ad assumersi le proprie responsabilità. Il punto non è cosa vuole il presidente uscente, ma cosa propone il Parlamento”.
Una strada che al momento non appare particolarmente agevole, con il M5S subito pronto a insistere per il voto immediato, e che il capo dello Stato vedrà se è percorribile da domani quando prenderanno il via le consultazioni.
Renzi, dal canto suo, ha messo i democratici davanti ai fatti: se i partiti vorranno le elezioni, “si dovrà attendere la sentenza della Consulta di martedì 24 gennaio e poi votare con le attuali leggi elettorali, come modificate dalla Corte”. Un ‘doppio voto’, in sostanza, con un esito che potrebbe essere imprevedibile anche con maggioranze diverse.
E se così dovesse essere, “noi non abbiamo paura di niente e di nessuno – ha chiarito il segretario Pd – Se altri vogliono votare, subito dopo la sentenza della Corte, lo dicano chiaramente. Il Pd non ha paura della democrazia e dei voti“. Lui, intanto, si è preso un break. Perché tra gli annunci fatti in Direzione c’è anche quello che Renzi non farà parte della delegazione che salirà al Quirinale e che poi riferirà alla Direzione riunita in sede permanente. Ne faranno parte Lorenzo Guerini, Matteo Orfini, Luigi Zanda e Ettore Rosato.
“Domattina torno a casa per festeggiare gli 86 anni della mia nonna più giovane. Poi ho un torneo alla Playstation con i miei figli, speriamo di avere più fortuna di quanta ne ho avuta qui con qualcun altro…”, ha spiegato lo stesso leader Pd. Che però, chiudendo la sua enews, più che i toni dell’addio ha scelto quelli dell’arrivederci: “Troveremo un modo per non disperdere la bellezza di quello che avete fatto. Di quello che siete. Ci sono milioni e milioni di italiani che credono a un altro modello di politica”. Per Renzi, “è già tempo di rimettersi in cammino”.
(fonte: adnkronos.com)