Alfa Romeo: per Udicon bisogna valorizzare Made in Italy
Roma, 12/4/2024 – “Alfa Romeo, un marchio che evoca la storia e la cultura italiana, si trova al centro di un dibattito che tocca il cuore dell’identità industriale del nostro Paese. La decisione di chiamare un’autovettura con il nome di una città italiana, simbolo di stile e design, pur producendola all’estero, solleva questioni importanti relative al concetto di ‘Italian sounding’, un fenomeno noto nel settore agroalimentare, ma che ora sembra si stia estendendo anche all’industria automobilistica.”
“Nessuno tollera che un vino prodotto all’estero possa essere venduto come italiano. Questo principio non può limitarsi al cibo ma deve riguardare tutti i settori. Il marketing deve essere trasparente. Ci domandiamo cosa accadrebbe, a livello di vendite, se la vettura oggetto di polemiche fosse re-brandizzata ‘Stellantis Tychy’”. Lo afferma Martina Donini, presidente nazionale Udicon (Unione per la difesa dei consumatori).
“In un’epoca in cui gli effetti della globalizzazione sembrano diluire l’identità e l’origine dei prodotti e dei marchi – aggiunge – ribadiamo l’importanza di difendere il prestigio del Made in Italy. L’Alfa Romeo, un’icona della nostra industria, rischia di perdere il suo legame intrinseco con l’Italia e, più specificatamente, con la città di Milano, cuore della sua fondazione e luogo di innumerevoli innovazioni”.
Per Donini, “la questione del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, è ben posta e fa riflettere. È necessaria un’azione ferma per garantire che il valore attribuito al Made in Italy sia effettivamente meritato e non indebolito da strategie di marketing potenzialmente fuorvianti. Il mercato è tale da far immaginare una ‘golden power’ sui marchi italiani, per assicurare che il Made in Italy continui a essere sinonimo di qualità inconfondibile e italiana e salvaguardare il nostro patrimonio industriale”.
“Siamo di fronte a un bivio: o permettiamo che il concetto di Made in Italy si dissolva in un mare di compromessi – accettando a quel punto di comprare “prosciutto asiatico” o “passata di pomodoro americana”, oppure ci rialziamo e rilanciamo l’unicità e l’integrità di quello che significa veramente produrre e creare in Italia. La scelta non è solo economica, è una scelta di identità”, conclude.