Cronaca

Truffa a Regione Lazio e Comune di Roma, sequestro di palazzine e conti correnti

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Sequestro di tre palazzine e di conti correnti, quote azionarie, proprietà immobiliari appartenenti a sei persone, quattro uomini e due donne, componenti di CdA di quattro cooperative romane e di diverse società, indagate per truffa nei confronti di Regione e Comune e di 76 soci di tre cooperative edilizie, con il concorso di un Dirigente ed un Funzionario di Roma Capitale, ambedue indagati per abuso d’ufficio.
BILANCIO – È questo il bilancio dell’operazione effettuata dalla Polizia locale ieri 16 gennaio 2017. Ha collaborato anche la Guardia di finanza. Dopo tre anni di indagini gli investigatori hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo disposto dal gip, dottor Costantino De Robbio.
INDAGINI – Le indagini, particolarmente complesse, avviate dopo alcuni esposti riguardanti mancati controllo da parte di alcuni funzionari comunali, sono state coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica, dottor Alberto Galanti. I Consigli di Amministrazione delle tre cooperative, formati sempre dagli stessi indagati, beneficiavano di finanziamenti e concessioni di enti pubblici, vincolati alla costruzione di appartamenti da dare in locazione a  condizioni di favore per soggetti meno abbienti, con l’obbligo, però, di non alienarli singolarmente. “Al fine di raggirare la normativa – hanno detto i caschi bianchi –  i titolari delle società cooperative hanno alienato gli interi corpi di fabbrica ad una quarta società cooperativa, formata in buona parte sempre dagli stessi indagati, consentendo a quest’ultima di procedere alla vendita dei singoli appartamenti, con un vantaggio economico di gran lunga superiore rispetto a quello che avrebbero realizzati con le locazioni ‘calmierate'”.
RESPONSABILITÀ – Tutto questo si è potuto realizzare, secondo i vigili, in concorso con la responsabilità di un dirigente e di un funzionario del Comune che, abusando del loro potere, in violazione dell’articolo 11 del disciplinare della Convenzione, facevano “passare”, dandone il via libera, i prezzi di cessione “accontentandosi della semplice dichiarazione dei Consigli di Amministrazione, mentre era necessario che i prezzi di cessione fossero approvati e deliberati dai soci delle cooperative”.
SOLDI – I soldi, alla fine, venivanofatti girare e sparire dalle casse delle cooperative, con la motivazione di ulteriori prestazioni di servizi, all’interno di società e consorzi sempre intestati agli stessi indagati in una sorta di scatola cinese.

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